L’enciclopedia dei cattivi, personaggi che complottano quotidianamente

Maggio 17, 2008 at 11:40 am 4 commenti

Articolo di Monteiro Rossi per Iustitia.it

Un giorno d’agosto del ’95 un ambizioso cronista napoletano intuì che il destino gli stava dando una mano quando sulla nave da crociera Monterey riconobbe un volto noto. Andandogli incontro, azzardò: “Mister Buscetta, I suppose”. Il “ Minchia…” ricevuto in risposta era molto di più di una conferma.
Quell’incontro casuale con don Masino, il boss di mafia e il pentito “dei due mondi”, determinò un’impennata nella carriera professionale di Sergio De Gregorio, all’epoca giornalista sempre affamato di scoop e inviato del settimanale “Oggi”. E gli fece crescere la curiosità di conoscere l’aspetto più vero e più intimo di quella parte dell’umanità per la quale parole come Stato e leggi rappresentano soltanto fastidiosi lacciuoli da evitare.

De Gregorio continuò a raccontare i Cattivi, come aveva sempre fatto, sin da quando poco più che ventenne, era il 1982, dopo il sequestro di Ciro Cirillo si ritrovò con il fotografo Francesco Jovane a partecipare a Ottaviano alla perquisizione nel castello di Cutolo insieme ai poliziotti guidati dal capo della sezione anticrimine della questura di Napoli, Ciro Del Duca.
Intanto per De Gregorio, con la passione per i Cattivi, cresceva la passione per la politica, che lo avrebbe portato a Palazzo Madama. Come san Paolo sulla via di Damasco, il giovanotto della Monterey fu fulminato in successione sulla via del Corso, al cancello di Macherio, dallo scudo con la croce, nella piazza di Montenero di Bisaccia, nell’orto dell’Ulivo (dove prima o poi qualcuno tradisce sempre). Più che fulmini d’estate furono autentici uragani da cui De Gregorio seppe difendersi egregiamente (non a caso oggi presiede la commissione Difesa del Senato) fino ad approdare nello spazio che più gli compete: il Mondo, con tutti gli Italiani che lo popolano.
Ma torniamo alla curiosità professionale e ad un progetto: un’enciclopedia, un’analisi globale del Male. Così è nata “I Cattivi”, la collana editoriale presentata il 18 giugno alla libreria di Mario Guida a Port’Alba, che tuttavia fa pensare ad un bignamino (formato 9 cm per 14), una sorta di copia e incolla di ritagli di giornali ad uso e consumo della malanapoli, piuttosto che a un’opera omnia. E’ curata da due cronisti giovani e rampanti, Simone Di Meo e Vittorio Falco, il direttore responsabile è Emilia Velardi Colasanti, il vice direttore Di Meo, il direttore della collana Giovanni Lucianelli, marito della Velardi Colasanti e fidato cantore delle gesta del senatore dei due mondi che, dal canto suo, ha impreziosito con una acuta prefazione il primo volume dedicato a Eduardo Contini, il capoclan dell’Arenaccia conosciuto come “ ‘O romano”, o anche “il boss in smoking” per essere stato arrestato a Cortina durante un veglione di capodanno di molti anni fa e attualmente esule in qualche vicolo del Vasto. Subito dopo verranno narrate le gesta di Luigi Giugliano ‘il re di Forcella’, Giuseppe Misso ‘il padrino scrittore’e Raffaele Cutolo ‘il creatore della Nco’.
Al vernissage de “I Cattivi” un parterre di assoluta caratura: notati tra gli altri (come si diceva un tempo nelle cronache mondane) il segretario dell’Antimafia Tommaso Pellegrino, i senatori Franco Malvano e Michele Florino, l’assessore provinciale all’Agricoltura Francesco Borrelli (ma non chiedeteci il perché, se lo è chiesto invano anche lui) e, da ultimo ma non ultimo, l’editore ‘di fatto’ dei quotidiani Cronache di Napoli e Corriere di Caserta Maurizio Clemente. Tra ex questori, commissari dell’Antimafia e vittime della malagiustizia la collana avrebbe dovuto chiamarsi “Visti da vicino”, ma il senatore Andreotti non ne ha voluto sapere di cedere il copyright del titolo di un libro del 1982. Il veto poteva però essere aggirato astutamente trasformando quel titolo in “Visti da vicinissimo”.
E se qualcuno avesse delle maliziose perplessità, sempre di tipo andreottiano (“ Chi pensa male fa peccato però…) viene subito zittito, anzi anticipato da un intervento degno del miglior Cannavaro: Lucianelli dichiara alle agenzie, rispondendo a una domanda che nessuno gli aveva posto, che questo sforzo editoriale “non ha intenti apologetici” evidenziando la valenza sociale ed educativa dell’opera che ci fa ragionevolmente pronosticare per l’immediato futuro migliaia di copie vendute e avidamente lette sulla battigia che va da Mondragone a Scalea, località impegnate a contendersi il titolo di Capalbio del Mezzogiorno e abituali ritrovi di vip e intellettuali e del gossip estivo.
Come sottolinea Lucianelli con lucida amarezza, questa camorra è un cancro che divora la città ed è dovere di tutti conoscerla bene. Perché solo conoscendola bene, ci ammonisce ancora Big John, potremo davvero batterla. E allora lasciateci coltivare un sogno: ci piace immaginare il direttore della collana “I Cattivi” imbattersi un giorno in una figura tetra e inquietante dal ventre molle, ricoperta di pustole, piaghe e cicatrici, testimonianze di sparatorie, prevaricazioni, grassazioni, ma anche di truffette di piccolo cabotaggio e da furbetti del quartierino. E riconoscerla all’istante.
We have a dream, quel giorno il Nostro azzarderà un: “La camorra, I suppose”.

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Il grande complotto “Cronache di Napoli” e dintorni.. Gli amici ministri e le iniziative con la Provincia

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